17 MARZO 2010: GLI ULTIMI GIORNI DEL GRANDE INQUISITORE


(Posticipato a) Mercoledì 17 marzo 2010
Mura di Porta Galliera 2 (via Zucchini 11)
Bologna
ore 21:00
Ingresso € 5,00 + € 1,00 per tessera associativa
Dato il numero limitato di posti nella moderna e intima sala Bellezza Orsini,
si consiglia la prenotazione inviando un messaggio a contacts@teatrodellarabbia.com
entro il 16 marzo (attendere conferma)

Una lettura spiazzante e attuale per una delle più significative pagine della letteratura mondiale di tutti i tempi: il Teatro della Rabbia presenta Gli ultimi giorni del Grande Inquisitore, un monologo filosofico interpretato da Fabio Farnè, con improvvisazioni per tromba dal vivo di Matteo De Angelis.

In una cornice tardo pop ispirata agli anni '80, il testo, che trae spunto da La leggenda del Grande Inquisitore, è un capitolo del romanzo I fratelli Karamazov dello scrittore russo Dostoevskij. Attraverso la vicenda di Cristo ritornato sulla terra, arrestato e torturato dal Grande Inquisitore perché difensore di una trappola terribile - la libertà di scelta - si legge il nostro tempo massificato, dove il libero arbitrio, costretto per necessità entro i rigidi dettami della società dell’immagine, ha un prezzo troppo alto da scontare. Mentre nelle segrete l'inquisitore si reca a trovare l’illustre vittima, dopo avergli comunicato la sua condanna a morte gli rimprovera di avere seminato confusione e di aver voluto portare la libertà ad un popolo che è incapace di usufruirne, poiché un popolo felice non può essere libero, ma deve rimanere sottoposto a un potere autoritario che decida per lui. Il Grande Inquisitore spiega a Cristo come sia necessaria un'autorità forte, quella da lui rappresentata, che dia al popolo i suoi veri bisogni materiali e richieda loro obbedienza, in modo che essi siano davvero felici.
La regia di Francesca Migliore mette in luce i collegamenti con la situazione politica odierna, il tema scottante del potere della televisione e della manipolazione del consenso, in una inquietante lettura che attualizza il messaggio di Dostoevskij utilizzandolo come lente di ingrandimento per sondare un mondo che colpevolmente accettiamo per non aver appreso ad essere liberi.